Il mondo tardo antico. Da Marco Aurelio a Maometto by Peter Brown

Il mondo tardo antico. Da Marco Aurelio a Maometto by Peter Brown

autore:Peter Brown [Brown, Peter]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, Ancient, General
ISBN: 9788806389017
Google: clRdHQAACAAJ
editore: Einaudi
pubblicato: 1974-03-14T23:00:00+00:00


83. Romani di Roma. Lampadio e i suoi figli assistono alle corse nel circo da loro sovvenzionate. Le grandiose spese furono per generazioni e generazioni di senatori il mezzo per dominare a Roma. Dittico eburneo, c. 425.

suo ritiro di Betlemme inondò il mondo latino dell’erudizione che aveva acquistato dai Greci e tentò la straordinaria avventura di tradurre la Bibbia direttamente dall’ebraico.

Ausonio e Paolino di Nola elaborarono un nuovo stile nella poesia e negli inni. Agostino, con il suo latino da autodidatta, colse il lontano bagliore della filosofia greca: aveva letto Plotino per la prima volta a Milano nel 385, all’epoca in cui era ancora un laico a contatto con la vita cosmopolita della corte imperiale. Nel 397, le sue Confessioni, una storia del cuore unica nel suo genere, mostrarono la luminosa lingua di un uomo la cui sensibilità era in grado di mescolare con pari maestria Virgilio, Plotino e i ritmi dei Salmi. Sulpicio Severo, con l’affettata modestia di tutti i senatori che dicevano di scrivere solo per divertire gli amici, fece uscire con disprezzo una Vita di san Martino che divenne il modello di tutta l’agiografia latina futura. Quindi, quando proprio alla fine del IV secolo Claudiano, greco di Alessandria, fu attratto dall’Italia per farvi fortuna, trovò a Roma e a Milano dei circoli dove era possibile imparare un latino impeccabile e dei mecenati pronti a inculcare al giovane greco il caratteristico entusiasmo dei latini per se stessi e per la città di Roma. Nello stesso tempo, Agostino stava scrivendo una grande opera De Trinitate, con cui dimostrava che un latino era in grado di costruire una filosofia originale ineguagliata da qualsiasi greco contemporaneo. L’Occidente latino era entrato in possesso di ciò che gli spettava.

Due generazioni dopo, l’impero d’Occidente era scomparso: i nipoti degli aristocratici che avevano contribuito alla rinascita della fine del IV secolo erano sudditi di re barbari; l’Occidente, disse un osservatore orientale, era nel caos. Il fatto che gli imperatori d’Occidente non fossero riusciti a difendersi dai ripetuti attacchi dei barbari dopo il 400 e, una volta attaccati, a riconquistare i territori perduti, può essere in gran parte spiegato con la fondamentale debolezza economica e sociale del mondo occidentale (cfr. pp. 39-40). Per i contemporanei, tuttavia, la caduta degli imperatori d’Occidente nel V secolo fu la meno prevedibile tra le crisi mai affrontate dallo stato romano. Infatti, gli imperatori non erano storici dell’economia, ma soldati. Per loro, il fatto che le province settentrionali del mondo latino, la Gallia del Nord e il Danubio, fossero riserve di uomini insuperabili era un assioma. Durante il IV secolo, i soldati latini avevano tenuto sotto controllo i barbari da Treviri a Tomi. Ai soldati di lingua latina, tra i quali veniva eletto l’imperatore, l’Oriente sembrava la parte più debole dell’impero, con le sue città sovraffollate e i suoi contadini imbelli.

Le ragioni del collasso del governo imperiale in Occidente sono tutt’altro che semplici. Entrano in gioco problemi morali insieme a fattori economici e sociali. Forse il motivo fondamentale della caduta del



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